Fermare la produzione delle bombe e impedire l’espansione della fabbrica RWM in Sardegna è più urgente che mai! Questo stabilimento insiste nel voler rifornire di ordigni micidiali anche paesi impegnati in guerre sanguinose, come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi e la Turchia, pur sapendo che le sue bombe sono già state utilizzate nei bombardamenti indiscriminati sullo Yemen.
Si tratta di un business ignobile ma molto redditizio, tanto che l’azienda ha investito ingenti risorse per ingrandire il suo stabilimento di Domusnovas Iglesias, raddoppiando i reparti per la produzione di esplosivi e di ordigni, e realizzando addirittura un nuovo poligono per test esplosivi all’aperto. Questi nuovi reparti non potranno essere aperti e non potranno entrare in produzione, infatti il 10 novembre 2021 una sentenza del Consiglio di stato li ha infatti dichiarati abusivi.
Ringraziamo per il sostegno associazioni, comitati e gruppi e le numerose persone che si sono mobilitate, nonostante le continue intimidazioni, e hanno partecipato attivamente alla “campagna Stop-RWM”, organizzando incontri e iniziative informative e contribuendo alla raccolta dei fondi necessari per coprire le spese legali. 
La battaglia è ancora lunga ma grazie a questo sforzo collettivo un grande passo è stato fatto.

La campagna contro la produzione di bombe dell’azienda RWM ha ripreso vigore nel 2015, quando un’inchiesta giornalistica ha mostrato come bombe per aereo utilizzate per distruggere abitazioni civili in Yemen fossero state prodotte proprio dalla fabbrica RWM in Sardegna (nei comuni di Domusnovas e Iglesias): sugli ordigni era stampigliato il codice identificativo dell’azienda. La società RWM, che ha preso il controllo stabilimento di Domusnovas-Iglesias nel 2010, è di proprietà della multinazionale degli armamenti Rheinmetall, con sede in Germania; sino al 2020 i suoi contratti più importanti, per centinaia di milioni di euro, riguardavano proprio la fornitura di bombe per aereo all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, impegnati in una sanguinosa guerra nello Yemen.

Nella notte tra il 7 e l’8 ottobre 2016 un’intera famiglia yemenita di sei persone è stata sterminata con una bomba fabbricata da RWM in Sardegna e sganciata da un aereo saudita. Per questa ragione, in seguito a una denuncia penale presentata dal Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (Ecchr) di Berlino, dalla ong yemenita Mwatana for Human Rights e dalla Rete Italiana Pace e Disarmo, sono sotto indagine sia i vertici dell’azienda che i direttori dell’agenzia governativa UAMA che ha autorizzato l’esportazione degli ordigni RWM.

A gennaio 2021 il governo italiano ha finalmente revocato queste scandalose licenze di esportazione. La RWM però non si rassegna: da un lato ha presentato un ricorso contro la decisione del governo italiano, dall’altro prova a indirizzare le sue esportazioni verso altri paesi, come la Turchia, impegnati in guerre altrettanto sanguinose.

Ampliamento della fabbrica
Se inizialmente la lotta è stata impostata per ottenere la chiusura e la riconversione della fabbrica delle bombe di Domusnovas/Iglesias, oggi ci si ritrova, purtroppo, a dovere combattere perché questa impresa non si espanda esponenzialmente su tutto il territorio circostante. La fabbrica RWM è infatti in fase di rapida espansione: a partire dal 2018 ha avviato un imponente piano di investimento, ampliamento degli impianti e potenziamento dell’attività produttiva di ordigni devastanti. Il piano è stato frazionato in numerosi progetti diversi (oltre 20), tutti presentati con procedura semplificata e approvati dai comuni di Domusnovas e Iglesias. Il comune di Iglesias ha approvato anche alcuni progetti estremamente rilevanti come il raddoppio delle linee di produzione, con l’obiettivo di triplicare il volume degli ordigni prodotti (realizzazione dei “Nuovi Reparti R200 ed R210”, approvazione del 9 novembre 2018), e il nuovo poligono per test esplosivi (realizzazione del “Campo Prove R 140”, approvazione dell’8 luglio 2019). Si tratta di decisioni sciagurate alle quali è necessario opporsi con ogni mezzo. I provvedimenti sono stati inoltre adottati in modo palesemente illegittimo, ricorrendo a forzature e atti arbitrari che hanno favorito in modo scandaloso l’azienda che li ha proposti. Il tutto con la colpevole acquiescenza dei poteri pubblici (politici e amministrativi) che hanno omesso di esercitare i dovuti controlli a tutela della sicurezza, della salute della popolazione e dell’ambiente.

Ricorsi amministrativi
Tra le diverse strategie per bloccare questo mostruoso piano di potenziamento della produzione bellica di RWM, è stato quindi possibile e doveroso presentare diversi ricorsi amministrativi (disponibili alla sezione “Documenti”), sottoscritti da diverse associazioni ambientaliste, pacifiste, sindacali e culturali, tra cui Italia Nostra che è titolare del conto corrente utilizzato per la raccolta fondi, riportato sopra.
Il primo dei ricorsi presentati, depositato a gennaio 2019, è stato respinto dal Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) a luglio 2020, sulla base di considerazioni errate e parziali, è stato quindi necessario ribadire le nostre ragioni impugnando la sentenza al Consiglio di Stato, con un appello presentato alla fine di febbraio 2021 (disponibile alla sezione “Documenti”). La giustizia amministrativa è onerosa, la presentazione dei ricorsi comporta notevoli spese vive già all’atto del deposito, cui si devono aggiungere i compensi per gli avvocati; lo sforzo finanziario quindi è notevole ed è stato sino ad oggi sostenuto facendo ricorso a libere sottoscrizioni.
Infine il 10 novembre 2021 il Consiglio di Stato ha emesso la sentenza con la quale riconosce la validità di alcune nostre contestazioni: quello della RWM è uno stabilimento chimico che produce esplosivi e i suoi piani di espansione non potevano essere frazionati e approvati un pezzo alla volta. Il piano di espansione doveva essere sottoposto a Valutazione di Impatto ambientale nella sua interezza, cosa che non è mai avvenuta. Per questa ragione le autorizzazioni per la realizzazione dei nuovi reparti e del poligono per i test esplosivi non sono valide, queste strutture risultano abusive e non possono essere aperte.
Alla sentenza i vertici dell’azienda hanno reagito con rabbia, annunciando ulteriori azioni legali e chiedendo alle amministrazioni locali di collaborare per cercare di sanare in qualche modo gli abusi contestati. A queste azioni intendiamo naturalmente opporci con la massima energia.

A che punto siamo
Il governo italiano, a luglio 2019, ha sospeso per 18 mesi le licenze di esportazione delle bombe RWM verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, senza però annullarle definitivamente. Alla sospensione RWM ha reagito in modo apparentemente contraddittorio: da un lato ha denunciato un grave stato di crisi (benché i suoi profitti e fatturati siano ulteriormente aumentati nel 2019) e ad agosto 2020 ha messo in cassa integrazione una parte dei dipendenti; d’altro lato ha portato avanti con grande energia i suoi piani, lavorando senza interruzione ai cantieri e ai progetti di espansione, anche in periodo di emergenza dovuta alla pandemia di covid, da riuscire a concludere i lavori tra marzo e aprile 2021 (vedi la documentazione fotografica). La strategia che si propone l’azienda è quella di aggirare i blocchi e allargare le sue esportazioni verso altri paesi in guerra, come la Turchia, alla quale dal 2019 fornisce importanti quantitativi di bombe ad alta penetrazione.
Nel frattempo l’azienda ha anche tentato di intimidire alcuni attivisti, accusandoli di diffamazione a causa delle opinioni da loro espresse, e opponendosi poi all’archiviazione delle sue accuse palesemente infondate e pretestuose. Il Giudice per le Indagini Preliminari, in un’udienza a febbraio 2021, ha comunque deciso che le accuse di RWM andassero archiviate.
La RWM non ha rinunciato ai suoi piani neppure in seguito alla decisione del governo italiano (gennaio 2021)
di annullare le vergognose licenze di esportazione verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti ma, anzi, ha presentato un ricorso, richiedendo anche la sospensione urgente di questa sacrosanta decisione.
Il 21 aprile 2021 il Tribunale Amministrativo (TAR) del Lazio ha però respinto la richiesta di sospensiva presentata da RWM, mentre il ricorso presentato contro la decisione del governo verrà discusso in seguito: per il momento il divieto di esportazione delle bombe verso Arabia Saudita ed Emirati resta in vigore.
A febbraio 2021 l’azienda ha annunciato di aver acquisito una commessa per la fornitura di ordigni da un non meglio precisato paese europeo, e il mese successivo ha riavviato la produzione nello stabilimento di Domusnovas-Iglesias, richiamando i dipendenti dalla cassa integrazione per alcuni mesi.

Attualmente l’azienda è in piena attività, sostenuta anche dalle commesse che le arrivano dalle altre aziende del gruppo multinazionale Rheinmetall, al quale la RWM appartiene. L’amministratore delegato di RWM ha anche annunciato accordi con l’azienda israeliana UVision per la produzione dei micidiali “droni killer” della serie Hero, di recente venduti e impiegati sui campi di battaglia da paesi come l’Azerbaigian e il Marocco.
Naturalmente l’azienda non si rassegna né all’annullamento delle licenze di esportazione né al blocco dei nuovi reparti di produzione appena realizzati, e fa ogni sforzo per superarli entrambi per riprendere a pieno ritmo la produzione, moltiplicando il volume e la tipologia delle bombe.

Affinché non si realizzi questo scenario da incubo, dobbiamo opporci ora con tutte le nostre energie, perché la RWM non solo non si espanda ulteriormente, ma anzi abbandoni una volta per tutte le sue sue mortifere attività.

POTETE CONTRIBUIRE ALLE SPESE LEGALI CON UN VERSAMENTO ALL’IBAN:

IT86 F076 0104 8000 0003 3854 282

codice BIC/Swift: BPPIITRRXXX

CONTO INTESTATO A: ITALIA NOSTRA ONLUS SEZ. DI SANT’ANTIOCO

CAUSALE: EROGAZIONE LIBERALE FINALIZZATA SPESE LEGALI PER L’OPPOSIZIONE ALLA FABBRICA RWM ITALIA

Perché le autorizzazioni

all’ampliamento della RWM di Domusnovas/Iglesias

sono ILLEGITTIME?

Nei vari ricorsi contro l’ampliamento della fabbrica RWM di Domusnovas/Iglesias vengono ampiamente illustrate le numerose ragioni per cui le autorizzazioni edilizie concesse dal comune di Iglesias risultano illegittime (tutti i ricorsi sono reperibili alla sezione Documenti).

Purtroppo il TAR Sardegna, nel luglio 2020, discutendo il primo dei ricorsi presentati, lo ha respinto utilizzando argomentazioni scorrette, spesso senza entrare nel merito delle contestazioni o fraintendendone il contenuto (il cui testo è reperibile alla sezione Documenti).

Per queste e per altre ragioni la sentenza del TAR Sardegna emessa a luglio 2020 è inaccettabile, ed è stata contestata con un appello al Consiglio di Stato, che ha accolto alcune delle nostre contestazioni con la sentenza del 10 novembre 2021 (https://stoprwm.wordpress.com/931-2/).

Di seguito si illustrano in modo sintetico le principali contestazioni (testo in rosso) da noi mosse, e si riportano i motivi per cui il TAR le ha respinte (testo in azzurro), a luglio 2020. A seguire le nostre osservazioni in merito, ad evidenziare gli elementi incoerenti e assurdi di una sentenza così sfacciatamente favorevole a RWM, dove indichiamo anche quali ragioni sono state accolte dal Consiglio di Stato .

A) IMPIANTI DESTINATI A UNA PRODUZIONE ILLECITA DI ORDIGNI ATTI A CONSUMARE “CRIMINI DI GUERRA”

La Costituzione Italiana (art. 11), la Legge 185/1990, il Trattato sul commercio delle armi dell’ONU del 2.4.2013 (Arms Trade Treaty – ATT) vietano l’esportazione di armamenti verso paesi in guerra, mentre la Risoluzione del 4.10.2018 del Parlamento Europeo – sulla base di una relazione dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani dell’agosto 2018 – denuncia la grave crisi umanitaria nello Yemen in seguito all’offensiva della coalizione a guida saudita, che può quindi essere annoverata fra i crimini di guerra.
Si rammenta che in tale offensiva è comprovato l’impiego di ordigni prodotti dalla RWM nello stabilimento di Domusnovas-Iglesias.

In seguito a queste considerazioni il governo italiano ha dapprima sospeso la vendita degli ordigni prodotti da RWM all’Arabia Saudita, impegnata nel conflitto in Yemen, e poi, a gennaio 2021, l’ha vietata in via definitiva.

Ciò nonostante il TAR Sardegna ha liquidato come irrilevanti i richiami alla Costituzione italiana, alla legislazione vigente e agli accordi internazionalisottoscritti dall’Italia, che impediscono la fornitura di armi ai paesi in Guerra. Omette così di pronunciarsi su questa fondamentale censura, annoverandola fra i principi morali o politici.

Al contrario, è evidente come la legislazione e gli atti sovranazionali citati, a prescindere da ogni altra considerazione, vietano di autorizzare costruzioni che abbiano come destinazione d’uso la produzione di ordigni da utilizzare per consumare “crimini di guerra”, secondo la qualificazione del Parlamento europeo.
I provvedimenti impugnati vanno pertanto annullati senza ulteriore esame anzitutto e soltanto per questa primaria violazione della funzione, essendo destinati a una finalità inammissibile per la normativa in vigore.

B) VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE (V.I.A.)

Le licenze edilizie sono state rilasciate senza che venisse fatta una Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), obbligatoria in caso di industrie chimiche che producono esplosivi. Tale valutazione è oltretutto necessaria per la grande vicinanza di una zona naturalistica protetta (SIC Marganai – Monte Linas).

Durante il procedimento si è potuto accertare che la RWM produce nel suo stabilimento di Domusnovas/Iglesias alcuni esplosivi di tipo PBX, per i quali ha ottenuto specifiche licenze da parte del Ministero dell’Interno, e che nel processo produttivo è implicato almeno un processo di trasformazione chimica.

Ciò nonostante il TAR Sardegna ha ritenuto che lo stabilimento RWM non debba essere considerato un’industria chimica che produce esplosivi, e che quindi possa essere esonerato dalla Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), in quanto: “l’unica reazione chimica che interviene non è funzionale all’attività di produzione”.

La reazione di cui parla la sentenza riguarda la polimerizzazione della matrice plastica destinata a inglobare l’esplosivo, che avviene nel corso del processo produttivo e, a detta dell’azienda stessa, rende l’esplosivo più sicuro e meno sensibile agli inneschi accidentali.
Dunque, malgrado la formula ambigua utilizzata dal TAR nella sentenza, l’impianto RWM di Domusnovas/Iglesias deve essere considerato un’industria chimica che produce esplosivi e deve essere obbligatoriamente sottoposto a VIA.
Tale argomentazione è stata accolta dal Consiglio di Stato che nella sua sentenza annulla le autorizzazioni concesse per l’ampliamento dell’azienda senza VIA.

C) FRAZIONAMENTO DEL PIANO DI AMPLIAMENTO

Il piano complessivo è stato frazionato in tanti interventi minori (oltre 20), presentati in maniera indipendente e scorrelata, per semplificare in maniera illegittima le procedure di autorizzazione ed eludere i controlli.

Il TAR Sardegna ha ritenuto che la procedura di “spezzettamento” del piano di ampliamento debba essere considerata legittima perché l’impianto RWM di Domusnovas/Iglesias non deve essere considerato un’industria chimica che produce esplosivi (sic!), sempre sulla base delle considerazioni presentate al punto precedente.

L’argomentazione è incoerente: le procedure di “spezzettamento” degli interventi edilizi sono illegittime, a prescindere dalla tipologia delle costruzioni che si vanno ad autorizzare (abitative, commerciali, turistiche, industriali, etc.), come lo stesso TAR Sardegna ha riconosciuto in precedenti sentenze.

Il fatto che la RWM di Domusnovas/Iglesias venga considerata o meno una “industria chimica che produce esplosivi” non ha nulla a che fare con lo “spezzettamento” del piano di ampliamento; il frazionamento del piano in molteplici richieste di autorizzazione edilizia, presentate in modo scorrelato e semplificato, resta comunque una procedura illegittima.
Tale argomentazione è stata accolta dal Consiglio di Stato che nella sua sentenza annulla le autorizzazioni concesse frazionando in modo illecito il piano di potenziamento dell’azienda.

D) TRASPARENZA DELLE PROCEDURE

Le autorità comunali hanno impedito alla popolazione, in forma sia individuale che associativa, di conoscere gli atti e di partecipare al procedimento decisionale.

Il TAR Sardegna ha respinto questa contestazione, limitandosi a precisare che la normativa regionale consente di partecipare ai lavori della conferenza di servizi, deputata ad autorizzare le opere, unicamente ai soggetti coinvolti e all’interessato.

La sentenza ignora però il fatto che è stato impedito ai ricorrenti, in quanto soggetti portatori di interessi diffusi e pubblici, di prendere visione degli atti del procedimento e di presentare osservazioni e memorie scritte, cosa che invece deve essere consentita sulla base della normativa sugli accessi agli atti pubblici e la trasparenza (legge 241/90). La sentenza avalla così il fatto inaccettabile che gli atti relativi all’ampliamento della fabbrica siano stati resi inaccessibili e di fatto secretati, impedendo così che possano essere rilevate e contestate eventuali irregolarità e abusi.

E) AREA PRIVA DI DESTINAZIONE URBANISTICA

L’area designata per l’ampliamento dello stabilimento RWM di Domusnovas/Iglesias non ha una destinazione urbanistica di tipo industriale. Non è possibile quindi autorizzarvi la costruzione di impianti industriali senza che il Consiglio Comunale approvi una variante allo strumento urbanistico – da sottoporre a VAS (Valutazione Ambientale Strategica).

La sentenza del TAR non entra nel merito della contestazione e si limita a rilevare che anche nelle zone prive di destinazione urbanistica è consentita la costruzione di edifici con un volume pari a 3 metri cubi per ogni 100 metri quadri di superficie della proprietà.

La contestazione non riguardava però l’entità delle volumetrie da realizzare, ma il cambio di destinazione d’uso, che di fatto trasforma un’area agricola e boschiva (il Piano Paesaggistico Regionale la classifica come un’area boschiva) in area industriale, senza un pronunciamento del Consiglio Comunale e senza che vi siano i presupposti.

F) PIANO DI SICUREZZA ESTERNO (P.E.E.)

Lo stabilimento RWM di Domusnovas/Iglesias non è dotato di un adeguato piano di sicurezza, obbligatorio per impianti “a rischio di incidente rilevante” come è, ovviamente, una fabbrica di bombe.

Non è possibile autorizzare progetti per l’ampliamento di un impianto ad alto rischio per il quale non sono state adottate adeguate misure di sicurezza, neppure nella sua attuale configurazione. Per lo stabilimento RWM infatti è ancora in vigore un piano di sicurezza per le aree esterne (PEE) vecchio di 9 anni (risale al 2012 e siamo ormai nel 2022!), redatto sulla base di una produzione prevalente di esplosivi per uso civile, cessata del tutto alla fine del 2012. Le norme di sicurezza prevedono che il PEE debba essere obbligatoriamente revisionato ogni volta che avvengono variazioni nel processo produttivo (come il passaggio da una produzione per uso civile ad una esclusivamente militare) e, in ogni caso, almeno una volta ogni tre anni.

Il piano di sicurezza della fabbrica quindi è del tutto inadeguato e illegale, già nella sua versione attuale, anche senza considerare gli ampliamenti in atto.

Nella sentenza il TAR travisa completamente questa contestazione, limitandosi a specificare come l’azienda abbia comunicato correttamente le sue intenzioni di ampliare lo stabilimento di Domusnovas/Iglesias, e che i piani di sicurezza dovranno poi essere adeguati una volta che i nuovi impianti verranno realizzati ed entreranno in funzione.

La contestazione non riguardava però la sicurezza dei nuovi impianti, ma l’assoluta inadeguatezza dei piani di sicurezza degli impianti esistenti, nel loro stato attuale, prima di qualunque ampliamento.

Per queste e per altre ragioni la sentenza del TAR della Sardegna emessa a luglio 2020 è inaccettabile, ed è stato necessario contestarla con un appello al Consiglio di Stato.

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