ALTRI GUAI PER RWM: EXPORT DI ARMI ALLO YEMEN, A DICEMBRE IL GUP DECIDE SUL RINVIO A GIUDIZIO

A distanza di pochi giorni dalla decisione di rinvio a giudizio per i vertici di RWM Italia SPA e per i funzionari comunali che hanno approvato i piani di espansione della fabbrica delle bombe, a seguito dell’inchiesta della procura di Cagliari, anche a Roma si attende un’importante udienza relativa ad altre vicende giudiziarie dell’azienda.

L’udienza, fissata per il 20 dicembre, segue una lunga controversia legale che riguarda la fornitura di bombe per aereo all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, impegnati dal 2015 in una sanguinosa guerra nello Yemen.

Nella notte tra il 7 e l’8 ottobre 2016 un’intera famiglia yemenita di sei persone è stata sterminata con una bomba fabbricata da RWM in Sardegna e sganciata da un aereo saudita. Per questa ragione, in seguito a una denuncia penale presentata dal Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (Ecchr) di Berlino, dalla ong yemenita Mwatana for Human Rights e dalla Rete Italiana Pace e Disarmo, sono sotto indagine sia i vertici dell’azienda che i direttori dell’agenzia governativa UAMA che ha autorizzato l’esportazione degli ordigni RWM.

Dopo vari tentativi di archiviazione, come scrive la Rete Italiana Pace e Disarmo nel comunicato congiunto del 29 novembre, “l’udienza deciderà se le indagini penali debbano proseguire o procedere direttamente al processo.”
Nel comunicato si evidenzia come un’eventuale archiviazione, dopo quasi quattro anni di indagini, “sarebbe un duro colpo per tutti i sopravvissuti agli attacchi aerei senza obiettivo militare identificabile e con risultato finale la morte e il ferimento di civili”.

Le organizzazioni si auspicano che il 20 dicembre si vada a processo e che si chiariscano finalmente le responsabilità dei dirigenti di RWM Italia e dei funzionari dell’UAMA.

Ci auguriamo che anche intorno a queste iniziative si crei un clima di solidarietà e mobilitazione che faccia luce sulle opacità che caratterizzano i rapporti tra l’industria bellica e le istituzioni statali in tutte le sue articolazioni – anche in spregio delle sue stesse leggi e dei trattati internazionali ratificati.

Non basta che la vendita diretta di armi all’Arabia Saudita si sia chiusa – escluse le eventuali triangolazioni – con la revoca delle licenze del gennaio 2021. Restano infatti ancora aperte le vendite ad altri paesi con profili simili come Turchia, Egitto e (soprattutto) Israele, ben noti per aperte e frequenti violazioni dei diritti umani, se non addirittura per criminali azioni di guerra condotte con bombardamenti e stragi di civili.

L’intollerabilità di qualsiasi produzione e traffico di armi, in un contesto globale di corsa agli armamenti, si impone sempre di più come punto focale di lotta.

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